Il canto della caduta

Liberamente ispirato al mito di Fanes
Fonti di pensiero e parole: Kläre French-Wieser; Carol Gilligan; Ulrike Kindle; Giuliana Musso; Heinrich von Kleist; Christa Wolf

 

 

Il regno di Fanes

Il mito di Fanes è una tradizione popolare dei Ladini, una piccola minoranza etnica (35.000 persone) che vive nelle valli centrali delle Dolomiti. E' un ciclo epico che racconta la fine del regno pacifico delle donne e l'inizio di una nuova epoca del dominio e della spada. E' il canto nero della caduta nell'orrore della guerra. Il mito racconta che i pochi superstiti sono ancora nascosti nelle viscere della montagna, in attesa che ritorni il “tempo promesso”. Il tempo d'oro della pace in cui il popolo di Fanes potrà finalmente tornare alla vita.

I bambini

Secondo il mito, i sopravvissuti a cui è affidata la rinascita dell'intero popolo perduto, sono bambini. La loro infanzia rimane sospesa, incastrata nel tempo. Devono nascondersi, altrimenti potrebbero essere uccisi: la guerra non risparmia nessuno. Nemmeno i più piccoli. Ho cercato di immaginarli e li ho visti nascosti sotto teste di topo, come i bambini disegnati da Herakut, duo tedesco di streetartists che ha lavorato in diversi campi profughi e zone devastate dalle guerre.

I corvi

La scena iniziale è la scena della fine: un campo di battaglia. Quello che resta degli eserciti, diventa il banchetto dei corvi, ormai svogliati per la troppa abbondanza. I corvi si parlano, prendono le parti del coro, descrivono la battaglia, il frantumarsi di ondate di uomini che seminano corpi a pezzi. Indugiano sulla meraviglia che accompagna la carneficina, il lato ostinato del darsi morte fino al culmine dello sterminio. La guerra non si vede mai sulla scena. Eppure c'è, restituita al pubblico dal punto di vista degli unici personaggi che ne traggono sempre vantaggio.

Animatronica

Il canto della caduta prevede la presenza in scena di personaggi meccanici progettati e realizzati dalla scenografa Paola Villani, che si inseriscono nella tradizione del teatro di figura ma ne scardinano l'immaginario in quanto la loro movimentazione si basa su tecnologie applicate in animatronica e sull'utilizzo di componentistica industriale per realizzarle. Il dispositivo costruito per Il canto della caduta, produce la movimentazione di un sistema complesso di leve a cavo attraverso dei joystick meccanici manovrati dalle mani di un'unica attrice.

Mutterrecht

Secondo Kläre French-Wieser, tre passaggi importanti dell'essere umano si sono fusi nell'epos ladino di Fanes:

• Il passaggio dal diritto materno al patriarcato

• Il passaggio da un sistema pacifico a uno belligerante

• Il passaggio dalla cultura del totem (quella dei popoli cacciatori ancora in simbiosi con la natura e che riconoscono nell'animale totem il proprio antenato) alla cultura della miniera e dell'estrazione dalle montagne.

Il mito di Fanes racconta, infatti, di un'età dell'oro in cui esseri umani e natura avevano un rapporto di alleanza che permetteva loro di vivere in pace e prosperità. In questa età dell'oro la guida del popolo era compito femminile. Poi arrivò un re straniero e le cose cambiarono per sempre.

Il pensiero mitico

Il codice di accesso a questo enorme tesoro di saperi stratificati segue però un percorso che procede non per parole, bensì per immagini. Perché il primo linguaggio del pensiero non “parla” attraverso segni di lingua, ma “vede” il valore iconico dei simboli.

Il pensiero mitico non è mai accidentale, emerge all'interno di un preciso sistema organizzato di attività e funzioni divine. La mitologia riflette dunque una struttura concettuale. Non esiste popolo che non abbia un suo patrimonio peculiare di racconti mitici che narrano le origini dell'universo, degli dei, dell'ordine sociale e offrono immagini a paure e domande ancestrali: chi siamo, da dove veniamo, qual è il nostro destino?

Guardare indietro per andare avanti

Nel saggio di antropologia Il calice e la spada, Riane Eisler indaga le strutture sociali che l'umanità si è data nel corso dei secoli e davanti a una continua epopea di guerre e ingiustizie, apre la riflessione a domande più che mai necessarie: la guerra è parte incancellabile del destino dell'umanità? Cosa ci spinge perennemente alla guerra invece che alla pace? Perché ci cacciamo e perseguitiamo l'uno con l'altro? Il dominio dell'uomo sulla donna è inevitabile? E' realisticamente possibile il passaggio da un sistema di guerre incessanti e di ingiustizia sociale a un sistema mutuale e pacifico? Secondo Riane Eisler, le risposte per un futuro migliore potrebbero affondare le radici in quel punto nella preistoria della civiltà europea di cui parla l'archeomitologa lituana Marija Gimbutas, in cui la nostra evoluzione culturale sarebbe stata letteralmente sconvolta.

Archeomitologia

L'approccio dell'archeomitologia è multidisciplinare e unisce l'archeologia descrittiva alla mitologia comparata, al folclore, all'etnologia storica e alla linguistica. Marija Gimbutas, nel saggio Il linguaggio della Dea, ricostruisce un mondo perduto che corrisponde all'Europa neolitica in cui la presenza del femminile sarebbe stata centrale nella visione del sacro e della struttura sociale. Un'Europa antica molto diversa da quella patriarcale che ha prevalso successivamente, caratterizzata dal predominio del sesso maschile su quello femminile e dalla sopraffazione dei popoli più deboli. A sostegno delle sue tesi, l'archeomitologa lituana porta le tracce e i simboli che ancora si possono trovare nelle leggende, nei miti, nel folklore, nella spiritualità delle ere successive che conserverebbero la memoria di questa cultura neolitica.

Fonti di pensiero e parole

Ho conosciuto i testi di Riane Eisler e Marija Gimbutas grazie a Giuliana Musso, quando mi ha coinvolto come attrice nel suo progetto La città ha fondamenta sopra un misfatto ispirato alla Medea di Christa Wolf. Questo nuovo progetto prosegue idealmente il discorso femminista iniziato con la Trilogia sulle resistenze femminili e raccoglie i fili che altre studiose ed artiste hanno tessuto prima di me. Un orizzonte di pensiero e parole che continua incessantemente a tramandarsi nonostante millenni di patriarcato. Il canto della caduta cerca nuove immagini per antichi problemi e attraverso l'antico mito di Fanes, porta nuovamente alla luce il racconto perduto di come eravamo, di quell'alternativa sociale auspicabile per il futuro dell'umanità che viene presentata sempre come un'utopia irrealizzabile. E che invece, forse, è già esistita.

Calendario

Nessuno spettacolo futuro al momento

Foto

Foto di Daniele Borghello

Credits

Di e con: Marta Cuscunà

Progettazione e realizzazione animatronica: Paola Villani

Assistente alla regia: Marco

Rogante Progettazione video: Andrea Pizzalis

Lighting design: Claudio “Poldo” Parrino

Partitura vocale: Francesca Della Monica

Sound design: Michele Braga

Esecuzione dal vivo luci, audio e video: Marco Rogante

Costruzioni metalliche: Righi Franco Srl

Assistente alla realizzazione animatronica: Filippo Raschi

Collaborazione al progetto: Giacomo Raffaelli

Distribuzione: Laura Marinelli

Staff Centrale Fies: Ioana Bucurean, Maria Chemello, Laura Rizzo, Stefania Santoni, Virginia Sommadossi

Co-produzione: Centrale Fies, CSS Teatro stabile d’innovazione del Friuli Venezia Giulia, Teatro Stabile di Torino, São Luiz Teatro Municipal | Lisbona

In collaborazione con: Teatro Stabile di Bolzano, A Tarumba Teatro de Marionetas | Lisbona

Residenze artistiche: Centrale Fies, Dialoghi–Residenze delle arti performative a Villa Manin, São Luiz Teatro Municipal, La Corte Ospitale Con il contributo del Centro di Residenza dell’Emilia-Romagna “L’arboreto-Teatro Dimora | La Corte Ospitale”

Sponsor tecnici: igus® innovazione con i tecnopolimeri; Marta s.r.l. forniture per l’industria

Si ringraziano Daniele Borghello, Cattivo Frank-Franco Brisighelli, Erika Castlunger, Ulrike Kindl, Andrea Macaluso, Alessandra Marocco, Famiglia Medioli-Valle, Giuseppe Michelotti, Giuliana Musso, Bernardetta Nagler

Marta Cuscunà fa parte del progetto Fies Factory di Centrale Fies

Si segnala la presenza di forti e ripetuti suoni disturbanti e frequenti lampi di luce durante lo spettacolo.

Bibliografia

Il regno di Fanes; Karl Felix Wolff (Ed. Mursia 2013)

L'anima delle Dolomiti; Karl Felix Wolff (Cappelli Ed. 1967)

Miti ladini delle Dolomiti: Ey de Net e Dolasilla; Nicola Dal Falco e Ulrike Kindle (Palombi Ed. 2012)

Miti ladini delle Dolomiti – Le signore del tempo; Nicola Dal Falco e Ulrike Kindle (Palombi Ed. 2013)

Das Reich der Fanes – Eine Tragöedie des Mutterrechts; Kläre French-Wieser (Der Schlern n.49, 1975, pag. 4-12)

Il linguaggio della Dea; Marija Gimbutas (Venexie Ed. 2008)

Il calice e la spada – La civiltà della Grande Dea dal Neolitico a oggi; Riane Eisler (Forum Ed. 2011)

I regni perduti dei Monti Pallidi; Giuliano e Marco Palmieri (Cierre Ed. 1996)

Medea – Voci; Christa Wolf (e/o Ed. 1996)

La città ha fondamenta sopra un misfatto; Giuliana Musso

Pentesilea, Heinrich von Kleist

La nascita del piacere; Carol Gilligan (Einaudi Ed. 2013)

La virtù della resistenza; Carol Gilligan (Moretti&Vitali Ed. 2014)

I Pigmei: il popolo della foresta; Colin M. Turnbull (Rusconi Ed. 1979)

The War Around Us; Abdallah Omeish

War Made Easy; Loretta Alper & Jeremy Ear

L’Infanzia rubata: https://www.savethechildren.it/cosa-facciamo/pubblicazioni/infanzia-rubata

Gli effetti della guerra sulla salute mentale dei bambini:

https://www.savethechildren.it/cosa-facciamo/pubblicazioni/ferite-invisibili

Siria: 1 bambino su 4 soffre conseguenze devastanti del conflitto sulla salute mentale:

https://www.savethechildren.it/press/siria-1-bambino-su-4-soffre-conseguenze-devastanti-del-conflitto-sulla-salutementale-tre

Tra autolesionismo e depressione - L’impatto devastante dell’accordo UE-Turchia sui bambini migranti e rifugiati:

https://www.savethechildren.it/cosa-facciamo/pubblicazioni/tra-autolesionismo-e-depressione-limpattodevastante-dell%E2%80%99accordo-ue

Iconografia

Herakut: The Perfect Merge; Jasmin Siddiqui and Falk Lehmann (Verlags und Handels KG)

Herakut: After the Laughter; Jasmin Siddiqui and Falk Lehmann(Verlags und Handels KG)

Andreco; http://www.andreco.org/

Residenze artistiche

*Centrale Fies (Dro) | Augmented Residency Project

90 GIORNI

I costi di gestione degli spazi, vitto e alloggio saranno interamente coperti da Centrale Fies grazie al progetto

AUGMENTED RESIDENCY, il dipartimento dedicato alle residenze artistiche e creative che si articolano in più

progetti atti a creare nuove opportunità artistiche, attraverso periodi e processi di lavoro dedicati all’ideazione,

creazione, confronto, consolidamento e potenziamento dei singoli progetti.

http://www.augmentedresidency.com/

**Css (Udine) | Dialoghi – Residenze delle arti performative a Villa Manin

20 GIORNI

I costi di gestione degli spazi, vitto e alloggio saranno interamente coperti dal CSS Teatro stabile di innovazione del

FVG grazie al progetto Dialoghi – Residenze delle arti performative a Villa Manin.

http://www.cssudine.it/progetti/42/residenze-villa-manin

*** São Luiz Teatro Municipal (Lisbona) | In collaborazione con A Tarumba Teatro de Marionetas

10 GIORNI

I costi di gestione degli spazi, vitto e alloggio saranno interamente coperti dal São Luiz Teatro Municipal, che dopo aver

ospitato nella sua stagione di prosa La semplicità ingannata e Sorry, boys, ha scelto di sostenere il nuovo lavoro

diventandone co-produttore.

****La Corte Ospitale (Rubiera)

15 GIORNI

I costi di gestione degli spazi, vitto e alloggio saranno interamente coperti da La Corte Ospitale che ospiterà le fasi

estive dell'allestimento negli spazi del Teatro Herberia. Una collaborazione che dura da diversi anni e che, oltre alla

programmazione degli spettacoli della Trilogia sulle Resistenze femminili, si è concretizzata anche nella realizzazione

di Wonder Woman | Donne denaro e superpoteri.

Rassegna stampa

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